E la signora L’Aquila telefonò al direttore responsabile

”Pronto parlo con il direttore generale?”

”Si, che è?”

”Sono L’Aquila?”

”Si…e io sò la lince, per lo zoo mi sa che ti tocca fare n’altro numero”

”L’Aquila, la città, il terremoto, ricorda?”

”Oddio, scusi, buonasera, che piacere risentirla! Che tragedia…e mi ricordo si. A proposito: ancora complimenti per la compostezza e la dignità. Dica pure l’ascolto con piacere”

”Dunque… le telefono perché vorrei suggerirle alcuni contenuti per eventuali servizi televisivi e approfondimenti giornalistici. Mi sono permessa perchè la sua pur importante network non parla più della difficile emergenza che sto vivendo”

”No ma guardi, si sbaglia, proprio il mese scorso ho mandato Samantha a fà un servizio su un cagnolino che prima ululava tra le case sgarrupate e ora c’ha una cuccetta tutta nuova, antisismica, n’amore. E poi abbiamo mandato una telecamera a riprende un’associazione, di operatori ecologici volontari, o un una roba del genere, che ripulivano una scalinata dalle erbacce…E poi ecco è vero proprio l’altra settimana abbiamo fatto un servizio sul fatto che – ve possino! – siete riusciti a svoltà altri mesi senza pagà le tasse…”

”Per carità grazie, ma non è questo il punto. Vede, io sono molto preoccupata. Ho una certa età, ho oltre sette secoli suonati e…”

”…ma è sempre un bel pezzo di città, non si preoccupi!”

”Mi lasci dire, mi perdoni, dicevo: sono stata distrutta più volte, dai terremoti e dalle guerre, svuotata dalle pestilenze e dalla miseria, eppure sono stata sempre ricostruita, sono sempre tornata a nuova vita. Ora invece sono molto preoccupata. Sono passati due anni e mi sento ancora a pezzi…”

”Si, si, capisco perfettamente, anch’io dopo certe nottate… ma insomma che dovrei fare per lei?”

”Bè ad esempio raccontare per davvero che cosa complessa sia la ricostruzione. Esplorare il senso dell’abitare, degli spazi comuni. L’armonia tra città e paesaggio, i ritmi tra i pieni e i vuoti. L’importanza del non-fare, talvolta, per non consumare inutilmente il territorio, e creare doppioni, cose che sono provvisorie e che poi diventeranno definitive. Credo che siano temi che interesserebbe tutti, non solo gli aquilani. Ricostruire un capoluogo di regione, una città medioevale dovrebbe essere una sfida per tutti gli italiani. E potreste illustrare ai cittadini buoni esempi e buone idee attingendo dalle migliori esperienze e tecnologie in giro per il mondo. E sarebbe importante far conoscere anche la storia secolare di questo territorio, ad esempio Buccio da Ranallo mi ha scritto una biografia in versi e si potrebbe…”

”No…suvvia… e come si fa…lei mi vuol fare abbioccare la gente a casa alle otto di sera! Io devo fà da traino alla seconda serata. E poi sto Buccio chi è? Che fa, scrive canzoni, è fotogenico? E’ un tipo, la regge n’ospitata da Bruno Vespa?”

”E’ morto”

”Ah è morto, e mi spiace, però comunque allora non si può fare, sa la verve della trasmissione ne risentirebbe…”

” Mi permetta di insistere, io sono nata in una valle incantata da un desiderio di libertà, dall’entusiasmo con cui le genti del contado stanche delle angherie dei baroni, vollero creare, pietra su pietra, uno spazio di indipendenza e autonomia, che poi per secoli si sono difesi con i denti.

Ora questo anelito non lo vedo e non lo sento. Troppi cittadini sono passivi o si sentono impotenti. Litigano, sono buoni solo a parlarsi male alle spalle, a denigrare chi è portatore di novità, a costruirmi furono i giovani, ora la maggioranza sono vecchi. Molti vorrebbero fare i terremotati a vita. Non si hanno le idee chiare e troppe decisioni sono prese altrove. Credo sia importante perciò favorire, stimolare, raccontare un percorso condiviso e partecipato di ricostruzione, passo dopo passo, sarebbe utile per tutto il paese, renderebbe migliori tutti gli italiani,”

”Si, figuriamoci, sarebbe bello si, ma io ciò da competere con ”La miniera”, il nuovo reality show della rete concorrente, un’evoluzione del Grande Fratello. Se mi metto a parlare di queste cose dotte, mi tocca chiamare in studio un paio di intellettuali come minimo, e questo sai cosa significa, l’Hiroshima dell’aundience, e portano pure sfiga secondo me”

”Si però insomma, io sono uno dei centri storici più grandi e antichi d’Italia, e dopo due anni dal terremoto, è ancora tutto distrutto…”

”E va bè però non esageri, le case che hanno fatto sono dei veri bigiù. Che qui a Roma, in periferia, sai quanto gliele invidiano? Le farei vedere in che palazzaccio brutto abita mì suocera, che comunque ciò piacere. E le nuove case sono pure gratis, c’hanno fatto trovà pure lo spumantino in frigo. E io c’ho pure un’altra trasmissione con cui devo competere, ”Il capezzale”, pensi, in diretta da un letto d’ospedale ci sta un vecchiaccio in fin di vita, che prima dell’estrema unzione legge il testamento, e poi, moderati da Maria De Filippi, gli eredi cominciano a litigare e prendersi a mazzate. Capisce quanto dolore, che tragedia fresca fresca, che ritmo… non c’è storia, non saremmo competitivi”.

”Ma non è questo il punto! Le case a cui si riferisce restano comunque sistemazioni di emergenza, seppur dignitose. Equivalenti ai container di altri terremoti. Invece di rifarmi, mi moltiplicano. Certe volte mi sento un’ammalata che va dal medico per curarsi il cuore, e lui mi invece mi mette una protesi alla gamba. Io sono della materia dei ricordi e dei sogni di chi davvero mi ha abitata, sono fatta di pietra, non di poroton, polistirolo e legno. Pietre di queste montagne che ogni tanti si muovono e portano la morte e la distruzione, ma poi compensano il dolore con la gioia della loro contemplazione.

”E capirai…sai cosa gliene frega alla gente a casa, su dai… non ci mettiamo a fare i Giacomi Leopardi. Lei gira gira, sempre alle crepe e alle macerie torna. E in questo disgraziato paese stà a crollà pure Pompei. Ci sono alluvioni che Dio le manda. E poi c’è la crisi, non girano soldi. La gente a casa la sera dopo il lavoro e tanto tribolare, ha diritto a rilassarsi, vuole ritrovare un po’ di serenità. Insomma per tagliare la testa al toro: lei non fa più notizia, questa è la verità. Il terremoto è come Sanremo, c’è il tam tam, il battage, poi la prima serata col botto, il vip, il gran finale, poi le polemiche, gli scandali, poi vendi dischi libri e gadget. Poi è finito, cotto e mangiato, tutto va in archivio e amen.

”Ma scusi per lei che cos’è una notizia?”

”Sms”

”Cioè?”

”Sms, ovvero: sangue, monnezza e sesso. Cioè: c’ scappato il morto? Benissimo: share assicurato. E poi la monnezza, ovvero scandali giudiziari, rubberie, falsi invalidi, zingari e impiegati fannulloni, mafia e camorra, cose insomma che fanno rintorcinare le budella per la rabbia e l’indignazione per dieci minuti buoni”.

”Bè se per questo di inquisiti, di gente losca qui non mancano…”

”Si…inquisiti… capirai! Ormai è una notizia inflazionata. Un avviso di garanzia ce l’hanno tutti, al giorno d’oggi, a certi livelli, è come ricevere a casa una bolletta del gas. E poi dicevo, il sesso, insomma, non solo la doverosa razione quotidiana di tette e culi nel palinsensto, ma anche il bunga bunga, le prostitute, le zozzerie, Emilio Fede e via dicendo. Queste sono le notizie”

”Si forse ha ragione lei, ho sbagliato a telefonarle… ”

” Però non si abbatta, rifletta ad una cosa. Il suo momento di gloria ce l’ha avuto, bisogna sapersi accontentare. E senza spendere un euro in uffici stampa e guru della comunicazione, senza ungere le rotative. Ma non può durare in eterno, bisogna farsene una ragione, tutte le catastrofi hanno una data di scadenza. Tempo fa mi ha chiamato pure Gianpilieri, il paesino della frana. Manco gli ho risposto. E pensi: anche Haiti voleva che parlassi di un suo grande problema con il colera…In prima serata, capirai, con la rete concorrente che mandava in onda l’Isola dei famosi. E in fondo, per concludere e poi la devo proprio lasciare, se lo lasci dire: per molta gente a casa L’Aquila è stata già ricostruita. Tutto è stato risolto. Io non ci posso fare niente. In questo paese i fatti non possono arrogarsi il diritto di contraddire le notizie.”

Luther Balla

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